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Zitti tutti! Piango io

da | Ago 5, 2022

Articolo apparso sul numero di maggio 2022 della rivista Gente Sana.

“Dopo che ho visto il video di un parto in casa, ogni volta che guardo l’ora è xx:38 … orario in cui è nato il mio bambino 3 anni fa. Qualcosa mi spinge a far luce su quel primo istante. Tutti mi dissero che appena lo appoggiano su di te il bebè si calma, invece, lui urlava tantissimo e continuava a farlo anche sul mio petto. Chiesi perfino se era normale che urlasse alla ginecologa che mi stava visitando. Questo vissuto si è installato in me: «Non sono abbastanza e non sono capace di calmarlo!» Ha trovato un terreno fertile di insicurezza generale, tutt’oggi me lo porto dentro e mio figlio me lo spiaccica davanti continuamente: con tutti è un tesoro, con me è super lamentoso. Così facendo riattiva il senso di insicurezza e mi pare una dinamica senza fine. Tutto questo si è protratto nel tempo e ha creato un groviglio sempre più grande. Mi dicevano che mi voleva solo perché ero la «latteria» e io ci ho creduto alimentando questo senso di inadeguatezza …”

Che tutti i bambini appena arrivano tra le braccia della mamma smettono di piangere è una visione romantica della nascita che nega l’unicità di ogni singolo parto. Quanto frainteso ancora è questo pianto! Un neonato non deve subito piangere per dimostrare di star bene così come un neonato che piange non deve subito smettere per dimostrare di star bene. Ripercorrendo la loro storia, questa donna si è sentita molto disturbata da alcuni protocolli ospedalieri sia durante il travaglio che subito dopo la nascita e li ha descritti dicendo che ogni volta inter(-)ferivano la sua connessione interiore con il bambino, come se la allontanassero da lui.

Così abbiamo: la travolgente esperienza di un primo parto; il sentore che il contesto non stia esattamente facilitando il processo né rispettandone i protagonisti; una connessione continuamente interrotta; la personale storia di due anime (anzi tre, includendo il padre); un corpo che si è appena aperto, occhi che lo fissano e mani affaccendate che lo toccano; un altro corpo che contemporaneamente deve attivare diverse funzioni vitali, persone attorno totalmente immerse nel fare … e un bambino appena nato che urla e sembra non smettere mai.
Se ti stesse raccontando cos’ha vissuto lungo il viaggio fino a te? C’è chi condivide in silenzio con lo sguardo e c’è chi lo fa a gran voce.
Proviamo ad ascoltarlo e/o semplicemente ad accoglierlo?

Abbiamo anche: il ricordo di un postparto tra insicurezze e giudizi/consigli inopportuni, il senso di inadeguatezza insito di una personalità, una nuova gravidanza quasi a termine e un bambino di tre anni che, proprio adesso, enfatizza ancora di più alcuni comportamenti che portano a galla sospesi materni.

Quanto è precisa la vita? Quanto potenziale di trasformazione/guarigione si sprigiona portandovi consapevolezza?
Il fatto che un bambino sia “un tesoro con gli altri e super lamentoso” con la mamma è sintomo di una relazione sana! Per tuo figlio, tu sei casa. Con te si sente al sicuro, accolto, amato incondizionatamente. Tu sei lo spazio dove, fin da quel primissimo istante, rifugiarsi, sfogarsi, arrabbiarsi, piangere, riposare, abbandonarsi, sentirsi al sicuro e libero di essere chi e com’è. Se, prima dell’arrivo di un nuovo bebè, un comportamento si acutizza non è gelosia bensì un invito a osservare i sospesi, sanare il passato, comprenderne le esperienze, riconoscersi nel presente e scegliere con coscienza i passi per il futuro in arrivo.

“Un grande senso di pace e gratitudine mi ha raggiunta. Grazie di aver fatto ordine assieme a me! Qualcosa è appena guarito, sento che il senso di inadeguatezza ha preso un’altra forma. È proprio bello vivere con questa intensità e consapevolezza l’arrivo del nuovo parto … ah dimenticavo, da quando ci siamo sentite, in casa c’è una nuova armonia.”

Attraverso questa rubrica vogliamo diffondere consapevolezza sull’essere Umani. Se hai una domanda o senti il desiderio di una condivisione mi trovi qui: clarissasemini@clarissasemini.ch