piangere sul latte tirato
Articolo apparso sul numero di novembre 2023 della rivista Gente Sana
“Ho iniziato a tirare il latte per fare una piccola scorta e da un po’ di tempo stiamo provando a darle ogni tanto il biberon ma non ne vuole sapere. Abbiamo provato praticamente tutti i tipi di tettarelle ma niente, crisi totale, due ore per farle bere 1/10 di quello che c’è nel biberon. In previsione di future mie brevi assenze per questioni lavorative, questa cosa mi preoccupa e mi sta mettendo ansia.”
La suzione al seno è molto diversa da quella con una tettarella. Abituata alla forma del tuo seno, improvvisamente in bocca si ritrova qualcosa che non corrisponde più a ciò che conosce e succhiare richiede ora un’intensità diversa, un contatto diverso, una forma diversa, un gusto diverso, un odore diverso, un movimento diverso, … Una tettarella non potrà mai corrispondere ad un seno, considerando anche che ogni seno è diverso e che il bambino non prende solo il capezzolo ma anche buona parte dell’areola che lo circonda. Ora che il vostro allattamento è ben avviato e, a tre mesi dal parto, tu e il tuo bebè avete trovato la vostra sinergia ottimale, introdurre il biberon può risultare essere un’interferenza da non sottovalutare. Lo sforzo che le state chiedendo non è tanto di imparare qualcosa di nuovo ma di alternare da una modalità all’altra creandole confusione e rischiando di inceppare l’armonia che con cura e dedizione avete costruito nell’allattamento al seno. Inoltre, le state imponendo di farlo senza una vera necessità visto che nel presente la mamma c’è. Spesso il suggerimento è che, almeno le prime volte, sia il papà a dare il biberon così i bambini non sentono l’odore del latte materno e non ritrovano tutte le componenti che finora hanno accompagnato e caratterizzato quel momento con la mamma. Anche il papà però è un ingrediente dell’allattamento in quanto capita sia presente durante, chi più e chi meno e ognuno a modo suo, anche semplicemente mentre fa le sue cose in casa o mentre si accerta che la compagna abbia tutto ciò che le serve a portata di mano o mentre nel frattempo cucina per loro, … i bebè ne percepiscono la presenza e magari è proprio il loro l’abbraccio che segue quello al seno. Quindi non è detto che coi papà il risultato sia quello sperato.
“In previsione di” è una paranoia degli adulti a cui l’intelligenza dei bambini non si aggancia. Vostra figlia non sta facendo la difficile, anzi, istintivamente ancorata alla sua natura, vi sta dicendo che in questo momento quella cosa non le interessa e che insistere può causare scompiglio e frustrazione che, da qualche parte e in qualche modo, andranno poi a sfogarsi. I bambini vivono nel presente e nel presente tu, e lei, non avete questo bisogno. Inoltre quando verrà quel giorno, che sia tra qualche settimana o mese, il vostro bebè non sarà più il bambino di adesso. Avrà acquisito delle nuove capacità, saprà percepirsi in maniera nuova, avrà una disponibilità di apprendimento differente, ecc.
A giocare a scambiare presente e futuro coi bambini si rischia il più delle volte di perdere e a discapito di molto. Affermare che “poi si abituano” è sbagliato. Poi si rassegnano, con ripercussioni che vibreranno nel loro modo di porsi al e nel mondo! Stessa storia del lasciamoli piangere che poi smettono.
È importante, utile e necessario, avere più fiducia nell’intelligenza dei bambini e nella loro capacità innata di attingere alle loro risorse, ad esempio quando è il momento di vivere un cambiamento.
Con i bebè non si può fingere, non si possono fare le prove proprio per questo loro intrinseco dono di vivere nel qui ed ora. Fidati del fatto che quando sarà il momento, lei saprà cosa e come fare. E comunque, nel caso del biberon, anche se in quel momento avrà inizialmente qualche difficoltà, per la mezza giornata che sarai assente, lei ti aspetterà ma non si lascerà morire di fame. Inoltre, mentre ora fai le prove, tu sei preoccupata per il futuro e, non serve che te lo dica, lei lo sente. Il risultato è che associa il momento del biberon a qualcosa di preoccupante.
Non è tua figlia che va preparata al momento della separazione, sei tu. Usa quindi questo tempo per prenderti cura delle tue emozioni così da arrivare al momento in cui uscirai dalla porta per andare al lavoro ed essere, sì certo nella nostalgia del distacco, ma molto di più nella fiducia delle capacità di tua figlia e della forza della vostra relazione. Preparatevi voi genitori ad essere sereni e tranquilli fino a sentire in voi che quando arriverà il momento sarà il momento perfetto. Adesso non è quel momento.
Teniamo anche conto di un fatto spesso dimenticato e non preso in considerazione, cioè che il latte materno risponde all’esigenza nutrizionale e biologica (e non solo) di giorno in giorno e di poppata in poppata. Il latte tirato per fare scorte da dare in futuro è composto da ciò che al bambino serviva il giorno in cui è stato prodotto. Questo solo a sottolineare la perfezione del corpo che lo produce, dell’interazione tra il corpo della madre e il bambino. Ogni volta che il bambino succhia dal seno avviene uno scambio di informazioni, l’ordinazione per il pasto in corso e anche per il menù successivo. Quando si inizia a pensare al fare scorte, semplicemente ricordiamoci di queste preziose informazioni e valutiamo bene il perché, il come e il quando tirare il latte. Ovviamente non stiamo parlando di situazioni estreme ma di gestione di un quotidiano all’interno di una famiglia in cui tutto sta fluendo tranquillamente.
“La nonna, che si occuperà di lei in mia assenza, mi ha proposto di portarmela in ufficio (pochi km da casa) per allattarla”. Concentrati su questo per ora. Se e quando poi sarà davvero necessario introdurre il biberon, sarà la nonna a porgerlo e la nonna è una novità nel momento del pasto che finora era stato esclusivo con la mamma e con il papà partecipe con il suo preciso ruolo all’interno di questo sacro rituale. La bambina avrà quindi la possibilità e l’abilità di comprendere che la nonna usa quello strumento per nutrirla e può scegliere di accogliere entrambi con serenità e soddisfazione. E tu, altrettanto serenamente, ti affiderai all’intelligenza della tua bambina e osserverai con orgoglio e ammirazione la nascita della relazione nonna-bebè. Sii grata per la qualità della presenza di questa donna nella tua vita che comprende e supporta l’importanza dell’allattamento e si mette al vostro servizio per agevolarne la stabilità. Un grande sì come risposta alla sua proposta ma non solo: vai oltre, entra nella visione più ampia. La possibilità che ti viene offerta dovrebbe essere la normalità per tutte le donne che vogliono allattare anche quando rientrano al lavoro. Il tuo allattare in ufficio, connessa a tutte le donne che allattano, fa vibrare questa informazione nel campo dell’umanità contribuendo ad avvicinare questa possibilità sempre di più alla realtà di ogni madre e dei suoi figli. Non stai quindi dicendo sì solo a te stessa e a tua figlia, lo stai dicendo anche per molte altre donne e in questo senso è tua responsabilità farlo e mostrarne la naturalezza, l’importanza, la fattibilità, il diritto …. all’interno del tuo ambiente lavorativo. Se vogliamo cambiare come funziona la società attorno alla vita, attorno alla maternità e alla genitorialità, iniziamo da noi col fare la differenza. Una donna alla volta, un bambino alla volta.
Clarissa Semini
Origine
© Clarissa Semini