

l’amore interrotto
Articolo apparso sul numero di dicembre 2021 della rivista Gente Sana.
Durante la gravidanza scorre libero come un fiume di montagna, c’è tanta gioia, tempo per sé e per la coppia nel suo divenire famiglia. C’è spazio per prepararsi all’evento e immaginarlo. Arriva la data segnata sul calendario … e arrivano anche i giorni successivi.
L’amore si mescola a un po’ di sconforto e preoccupazione, le parole attorno non sono di sostegno. Arriva il suggerimento per un rimedio che potrebbe dare un aiutino, lo si prende e il corpo, senza preavviso, si trova a farci i conti e a dover rispondere.
L’amore inizia a ritirarsi. Pensieri agitati, ansia e lo sforzo del corpo che, portato fuori dal suo flusso naturale, deve trovare un nuovo percorso. Nel farlo, incontra anche memorie archiviate tanti anni fa che raccontano di cesarei e queste si intrecciano al processo in atto. I segnali del parto (o del rimedio preso?) sono sempre più presenti e si decide di andare in ospedale. Fuori dall’ambiente conosciuto, accogliente, famigliare, protettivo; dentro ai bagliori di un luogo che non sa di casa e tra chi non si conosce.
L’amore si fa ancora un po’ più da parte scansato da disagio e sensazioni fisiche nuove e sempre più forti. Ci si sente dire che è appena l’inizio. A mettersi comode non è che proprio si riesca, che sia su o giù da un letto anonimo in quella stanza di tutti e nessuno. Tornare a casa non viene in mente. Si rimane e si prosegue … piano, molto piano.
Col passare delle ore l’amore viene schiacciato ancora più all’angolo da una fiducia barcollante e tra le macerie delle aspettative che crollano. La mente va da una parte, le emozioni la rincorrono e il corpo rimane solo nella fatica di mettere in funzione qualcosa che non era il momento di mettere in funzione. Arriva il troppo, quando è troppo e basta. Si riceve un altro aiutino … che porta con sé alcune controindicazioni troppo spesso sottovalutate. L’effetto anestetizzante va oltre l’area interessata: allontana dal sentire interiore, isola il bambino (perché coinvolto c’è anche un bambino per quanto, volutamente, non sia ancora stato nominato), il corpo si ritrova con un’ennesima interferenza a cui far fronte e l’amore … beh, ora non c’è spazio per l’amore.
La fisiologia smette di essere tale fin dal primissimo intervento, che raramente si considera tale, e il corpo fa quel che può per rimetterla al timone … o fare senza. Quella chimica perfetta che trasporta messaggi, compresi quelli che riguardano le relazioni in cui centra l’amore, è ora alterata e i messaggi in circolo sono confusi o inesistenti.
“Devi spingere!”
Come, se non si sente niente? Rassegnazione e delusione, il senso di impotenza si insinua tra le pieghe della speranza in fumo. Vuoi che a sto punto non ci sia un altro aiutino a disposizione?
“Tranquilla, facciamo un taglietto e la ventosa farà il resto … eccolo qui il tuo bambino … un aiutino per far uscire la placenta, una decina di punti per ricucirti, una pulitina veloce, un ultimo controllo et voilà … congratulazioni!”

Così scopriamo che l’amore non è sparito e nemmeno finito ma ha cambiato forma e da fiume libero è stato imbrigliato in un lago ghiacciato da una diga di eventi. Per scioglierlo e liberarlo non esiste calore migliore che quello emanato dalla sua stessa sorgente, che è poi sempre Amore, non il sentimento bensì la creazione stessa. Immergendosi direttamente nella sua frequenza, si apre la strada anche alla comprensione profonda dell’esperienza vissuta e si tiene in considerazione quella del bambino.
Si richiama il proprio potere, la visione si amplifica e si riconosce il sacro in ogni istante della nascita.


Clarissa Semini
Origine

© Clarissa Semini