scontri liberatori
Articolo apparso sul numero di marzo 2023 della rivista Gente Sana
Qualche settimana fa ho avuto un urto frontale contro il muro della prepotenza.
Per quanto l’avessi visto avvicinarsi, non ho schivato l’impatto, di una certa consistenza, e qualche pezzo è rotolato qua e là. Il giorno dopo mi sentivo come mi fosse passato sopra un treno e, affascinata, ho preso (nuovamente) atto di come la materia sia condizionabile dall’invisibile, sia esso parole, suono, intento, onda energetica, emozioni, …
Conservare e preservare le mie energie in quel momento era il superpotere da usare. Ho preso le distanze e sono andata in montagna. Per me cruciale era, e rimane, osservare me stessa in quel gioco, comprendere e scegliere. Ho allora iniziato il viaggio alla ricerca delle mie domande. Entrare dritta in quel varco che si era aperto, sentire tutto il dolore e ciò che vi navigava attorno, incontrare tutti i filtri accumulati da memorie, cicatrici e pretenziosi insegnamenti, attraversare pure loro e andare ancora oltre. L’importanza, che offro anche a chi accompagno, di vedere le cose dall’alto, a distanza dal vulcano in eruzione.
Guardare il pianeta dalla Luna non è come guardare da sopra un albero e non è neanche come da rasoterra.
Da terra vedo la maleducazione e l’arroganza con cui ancora alcune persone si interfacciano con gli altri e questo mi scatena un moto misto di rabbia e tristezza. Salgo sull’albero e constato che qualcuno si comporta in un certo modo e a me risulta estremamente difficile e faticoso averci a che fare. Nel prenderne atto, ciò che ricerco è il modo più costruttivo possibile per portare avanti la mia esistenza di essere umano che in alcuni contesti si sente a disagio fino, a volte, a starci male. Non mi interessa scendere a compromessi con alcuni atteggiamenti, non sono disposta a bloccare la mia vitalità e creatività perché qualcuno lo preferirebbe o indossa altri occhiali o non c’è compatibilità. Con dedizione ho coltivato la mia dignità e ora le sue radici sono stabili e forti.
È il momento di arrivare almeno fino alla Luna. Da lì vedo che quel che realmente mi interessa è tuffarmi nella Compassione e, senza perdermi nella contemplazione, comprendere come metterla in atto. Se si blocca nella mente e nei pensieri resta un concetto fatto di buoni princìpi e di aspirazioni ad essere in un certo modo. Dalla testa va depositata nel cuore per percepirne l’ampiezza e la pacificazione che ne deriva e riscaldata al punto tale che il cuore diviene il motore ad esperirla.
Come accedo a quel passaggio attraverso il quale la Compassione si intesse finemente in me fino a divenire la risposta che fa star bene me e l’altro? Oltre il sapere che ognuno ha la sua storia, i propri mostri, la sua visione, la propria realtà e verità, c’è il divenire Compassione autentica, slegata da ogni proposta religiosa e intesa come il frutto dell’unione tra comprensione e amore (lungi da me il “patire insieme”) ed esserne guidata nel come muovermi con chi opera da dimensioni diverse rispetto alla mia.
Lascio decantare in me e si risveglia il canto del Come.
Come voglio vivere questa esperienza?
Come voglio sentirmi durante e in seguito?
Come desidero stare indipendentemente dall’azione che intraprendo?
Come voglio sentirmi mentre proseguo per la mia strada nel rispetto dei reciproci destini e reciproche essenze, di ciò che siamo in questa vita e in questo istante e di dove stiamo andando?
Allora ricordo: c’è un solo modo per essere veramente liberi e risiede nel potere di divenire pienamente Sé.
Scelgo me, con devozione.
Non a discapito dell’altro. Liberando me stessa si genera la Compassione che, per sua natura, dona libertà all’altro di essere Chi è.
Attraverso questa rubrica vogliamo diffondere consapevolezza sull’essere Umani. Se hai una domanda o senti il desiderio di una condivisione mi trovi qui: clarissasemini@clarissasemini.ch
Clarissa Semini
Sacred Seeds
© Clarissa Semini