il bosco dei papà
Articolo apparso sul numero di ottobre 2023 della rivista Gente Sana
“Quando rientro a casa la sera vedo lei così stanca e provata, a malapena mi saluta. Il bambino piange spesso, di notte si dorme poco e l’allattamento è impegnativo. Quando le dico che secondo me alcune cose si potrebbero fare diversamente, si arrabbia. Oltre a sentirmi impotente ho dentro un groviglio di sensazioni spiacevoli.”
Ho più volte scritto di come l’arrivo di un bebè porti con sé un grande potenziale di trasformazione e di incontro con parti di sé, è necessario che specifichi che questo è rivolto anche al papà. Specialmente dalla parte maschile, si pensa ancora che, visto che è la donna ad essere incinta e a partorire, l’uomo viene toccato in minima parte dall’energia della nascita e poco di più durante il postparto. Eppure …
La luce del bambino che si sta incarnando non fa distinzione e illumina a prescindere entrambi gli artefici del suo viaggio verso la Terra. La donna è più propensa, almeno a provare, ad immergersi nella magia dell’evento, un po’ per indole, un po’ spinta dall’incognita del parto, un po’ per i segnali del suo corpo, … e un po’ anche per cultura, credenze e tendenze.
Quest’ultime d’altra parte sono le cause principali per cui, generalmente, l’uomo lascia fare a lei, eventualmente presenzia se/quando richiesto e/o ritenuto necessario. Assume così un ruolo di accompagnatore e/o comparsa anziché di co-protagonista. Accogliere i doni intrinsechi della nascita non significa esclusivamente rispondere ad un’esigenza emersa durante l’esperienza. Sarebbe come ricevere un regalo a marzo e tenerlo chiuso nell’armadio aspettando il giorno del compleanno a novembre, con ogni probabilità di dimenticarselo e mai aprirlo.
Per respirare pienamente l’essenza della nascita non bisogna essere femmina … né aspettare di essere in apnea.
Ora che tuo figlio è nato, non è troppo tardi per aprirti a ciò che sta aspettando tu accolga di te stesso, anzi!
Come se tu stessi guardando un quadro, semplicemente osserva la situazione che hai descritto all’inizio e piano piano lascia sfumare i personaggi e concentrati su come stai.
Come ti sei sentito accudito da piccolo? Quanta fatica riverberava in quella casa? Cos’è successo intimamente alla coppia che ti ha messo al mondo? Chi vedi realmente quando guardi la tua compagna stanca sul divano?
Dove risuona veramente il pianto del vostro bebè? Chi sta realmente (ri)vivendo un’esperienza di abbandono, rabbia repressa, tristezza ingoiata, piacere dimenticato, controllo?
Da quale giudizio, e rivolto a chi, nasce la paura di non essere abbastanza?
La tua bambina ti ha già scelto come padre, il tuo divenirlo consapevolmente potrebbe includere il prenderti cura anche del tuo bambino interiore che, guarda caso, è proprio lì imprigionato in quel groviglio di sensazioni di cui sopra.
Immagina ora tua madre seduta sul divano con te in braccio che piangi e tuo papà che vi osserva da un’altra stanza senza sapere cosa fare, stanco e avvilito a sua volta. Riconosci, perché lo percepisci non perché te lo racconto, che ce la stanno mettendo tutta, senti che stanno facendo del loro meglio e tutto ciò che gli è possibile fare con ciò che hanno a disposizione in quel preciso istante della loro storia e delle loro vite. Anche tu hai scelto proprio loro, perché proprio i loro limiti e le loro qualità avrebbero innescato lo sbocciare dei tuoi potenziali. Senti e ti accorgi che in quello che appare come caos, una componente è chiara e forte: l’amore che scorre da loro a te e viceversa. Non c’è sonno, fame, frustrazione, nervoso che tenga; sei amato e tu ami loro! Esattamente così com’è, così come sono e così come sei, lì in quella stanza fai vibrare amore e gratitudine e lascia che sia questo a riportare armonia.
Inoltre, che te ne sei fatto della potenza del parto? In quel big bang c’eri immerso pure tu e ha cambiato anche te! Resistere a una tale energia, prima o poi, ti abbatterà. Sai perché appena te l’ho chiesto ti sono venute le lacrime agli occhi? Perché sei nel costante sforzo di trattenere e controllare tutto quanto.
Scegli un amico, un fratello, scegli me se vuoi, e racconta il tuo parto dal tuo vissuto.
Lasciarti attraversare, ti stabilizzerà nell’uomo che sei diventato e farà sì che riconoscerai chiaramente il tuo ruolo e il tuo posto. No mammo, papà! No rivale, alleato!
Le relazioni mamma-bambino e papà-bambino sono uniche nella loro diversità: voi due siete unici e voi due insieme create una frequenza diversa da quella di altri due insieme. Esiste un senso preciso e perfetto del “voi due insieme” che non può essere generalizzato o paragonato.
Utilizza le tue qualità maschili, la forza, la determinazione, il coraggio, lo scetticismo anche, per entrare all’interno di te. Lo stesso coraggio che hai quando affronti una determinata situazione, usalo per entrare in te e confrontarti con le tue paure. La stessa determinazione che utilizzi per portare a termine un compito che ti sei preposto, utilizzala per proteggere la tua compagna da ogni interferenza esterna, da tutto ciò che vuole depotenziarla anziché rafforzarla nel suo sapere. Guarda la donna accanto a te con fierezza e lei tornerà ad essere fiera, guardala con piena fiducia nel suo innato sapere e lei avrà di nuovo fiducia. Tu hai un ruolo importantissimo in tutto questo!
Vai a fare una passeggiata in un bosco, in una mano stringi quella di te da piccolo e nell’altra stringi quella di tuo figlio della stessa età. Ad ogni passo ascolta il suono della Terra e i suoi profumi, ad ogni respiro ringrazia per la bellezza che ti circonda. Lasciati condurre dai due bambini, gioca con loro. Correte a perdifiato, rotolatevi nell’erba e saltate tra i sassi. Quando si nascondono, rilassati sapendo che sai esattamente dove sono perché ora che siete nuovamente uniti non vi perderete più. Al sicuro nel bosco, siediti appoggiandoti ad un albero, il tuo albero.
Dopo qualche momento ti guardi attorno e vedi sparsi nel bosco, ognuno con i suoi spazi, altri papà seduti con le schiene contro altre cortecce. Mentre i bambini giocano e si divertono tra loro, i papà diventano una cosa solo con i loro alberi scaricandosi da tutto ciò che li appesantisce e stanca e ricaricandosi di vita, di energia, di cielo e di terra, di radici e di rami, di linfa e di espansione.
Rimani così ancora un po’ mentre lei si siede tra le tue gambe appoggiandosi al tuo petto e l’accompagno a sua volta in un viaggio.
Una volta terminato e riaperti gli occhi, lui ha tuffato i suoi in quelli di lei dicendole: “Ti vedevo! Mentre stavo appoggiato al mio albero, ti vedevo sull’altra sponda del fiume mentre stavi facendo qualcosa e sapevo dentro di me che stavi bene e che dovevo lasciarti fare. Poi quando Clarissa ha parlato di paure le ho sentite nel corpo, il mio respiro è cambiato e sono emerse delle tensioni, quasi come crampi ma, ancora prima che lo dicesse, si sono dirette verso il mio centro e si sono dissolte alla luce del sole. Che caldo in quel momento! Era così bello vederti intenta tra le tue cose con la certezza che eri al posto giusto così come io mi sentivo al posto giusto.”
E lei: “Ti sentivo presente poco più in là e mi sentivo profondamente serena in quello che stavo facendo perché sapevo che tu c’eri e stavi a tua volta bene. Poi ad un certo punto ho sentito un grande calore uscire dal tuo petto e penetrare attraverso tutto il mio corpo. In quel momento ho sentito di potermi affidare ancora di più.”
Nel buio o con la luce, non esitare a seguire il sentiero verso il bosco dei papà, il tuo albero ti aspetta.
Clarissa Semini
Origine
© Clarissa Semini